Il sogno della genesi

Il sogno della genesi

 

Un lavoro paziente e meticoloso, quello di Simona Franz, frutto di applicazione e sperimentazione, di una maestria capace di piegare ai suoi obiettivi tecniche in cui non è facile dominare la durezza del segno, ma che lei riesce a padroneggiare tanto da realizzare composizioni incisive e leggere al tempo stesso, nelle quali la cifra dominante è quella di una estrema levità, che restituisce all’osservatore un universo onirico e misterioso.

Germogli informi, steli su cui si distinguono incerte infiorescenze, nudi di donne emergenti da uno spazio indefinito, eteree, ma nello stesso tempo naturali e assolutamente femminili, spesso accovacciate o chiuse in se stesse come bozzoli, quasi a voler custodire e difendere gelosamente la propria interiorità, o a voler tornare indietro fino ad immergersi in una dimensione atemporale che permette sfuggire a un mondo che non piace.

Profondità, forme rotondeggianti, morbide, fantasie di una terra ancestrale in evoluzione, da cui è rigorosamente bandita la civiltà con la sua variegata moltitudune umana; dell’umanità rimane solo l’immagine di una donna-embrione   identificata con l’origine stessa della vita.

Segni delicati che si rincorrono e si accavallano fino a perdersi nel nero assoluto, nero da cui emerge, soffusa, la luce, vita che carezza delicatamente oggetti immaginari e corpi sospesi in un paesaggio irreale, tanto leggeri   da sembrare a tratti trasparenti, luce che inaspettatamente si concretizza nelle forme di una foglia, di uno stelo o di una corolla e ne descrive particolari preziosi.

Figure immerse nel sonno o assorte, in attesa, un universo enigmatico e primordiale, ma insieme spazi ben identificati, finiti, rappresentati come veri, delimitati da linee rette e decise, in voluto contrasto con l’insieme della composizione.

Immaginazione e concretezza al tempo stesso.

Immaginare vuol dire vedere al di là del limite del qui e adesso, raggiungere con la mente un luogo che forse potrebbe essere già stato, forse può esistere nel presente o sarà nel futuro, da qualche parte, lontano, o vicinissimo, dentro noi stessi. Immaginare vuol dire ancora proiettarsi in un territorio in cui trovano posto progetti e utopie.

Se è vero che i sogni sono rivelatori dell’io profondo, dunque di quanto in noi è più concreto e reale e se è vero che le opere sono rivelatrici della personalità dell’artista, i segni da lei incisi sulla lastra con infinita dedizione ci permettono di leggere in queste pagine una giovane Simona Franz con la testa perduta dietro fascinazioni misteriose e i piedi saldamente piantati sulla terra.

Giovanna Nicotra