Il corpo sognato di Simona Franz

Il corpo sognato di Simona Franz

Nella cosmologia fisiologica di Simona Franz, il corpo femminile, deforma- to fino alla crittografia, è immerso in un’ estasi vegetativa che oltrepassa gli schemi corporei, trasformandoli in una muta danza di gambe, braccia, teste delicatamente incise, che germinano, si uniscono, sbocciano come germogli primaverili. L’artista ci presenta così una donna–seme, una donna- fusto o fo- glia, che è archetipo della forza primigenia, visualizzando la perdita di parte di sé e il conseguente rinnovamento che ogni metamorfosi impone. Ma que- sta donna-elemento vegetale, alterata fino a diventare scrittura eppure ancora femminile, nelle dolci ondulazioni o in certe morbide pieghe ombreggiate con nostalgica apprensione, è un doppio da evocare per soccorrere e scan- dagliare i misteri e i tormenti dell’anima di questa artista. Un universo percor- so da conflitti irrisolti, da opposte tendenze. C’è un altro corpo femminile nel mondo lirico di Simona Franz, un corpo intatto, realisticamente espresso, che è qualcosa di lontano, distante, prigioniero di spazi lunari, fredde biosfe- re prive di possibilità di permeazione. Eppure anche alterato, immaginato, ricomposto, o semplicemente concatenato in forme semigeometriche avvilup- pate nello spazio, che è poi il suo modo di sognare l’amore, il corpo cripti- co di Simona Franz non diventa mai pura astrazione, quasi volesse difendere fino all’estremo la pallida larva di una fisicità irrinunciabile, perché una don- na-artista, come la Natura, rifugge inconsciamente l’ iconoclastia di se stessa e per questo rimane legata alle tracce dell’infinitamente umano, che -lei sola- può leggere, decifrando i segreti del macroscopico mistero della vita.

Gloria Zucconi