La precisazione che mi accingo a fare è dovuta al fatto che spesso alle persone queste opere sembrano un semplice disegno senza rendersi conto della complessità della lavorazione che c’è dietro.
Altra cosa importante è la tiratura che è il numero di esemplari stampati, viene fissata in antecedenza dall’artista o dall’autore. Minore è il numero di copie della tiratura, maggiore sarà il suo valore commerciale.
La numerazione delle copie viene riportata generalmente in basso a sinistra con due numeri distinti. Il primo indica il numero progressivo dell’esemplare stampato, il secondo il numero complessivo delle copie stampate con quella numerazione.
L’Incisione: questa tecnica artistica può essere in cavo o in rilievo.
Quella che utilizzo nelle mie opere è la tecnica in cavo, che consiste in una lastra (matrice di metallo), io utilizzo lo zinco, che viene o direttamente incisa (bulino, maniera nera, puntasecca) o con acidi (acquaforte, acquatinta, ceramolle). La tecnica viene chiamata cosi perché l’inchiostro penetra nei solchi. Successivamente si stampa su un foglio di carta graphia bianca.
Le tecniche che utilizzo maggiormente sono:
Acquaforte: è una tecnica calcografica. Consiste nel corrodere una lastra di metallo con un acido.
La lastra viene prima ripulita, smussata sui bordi con carta abrasiva, poi sgrassata con diluente nitro.
Dopo aver cosparso di coprente la parte posteriore, si passa una vernice satinata nella parte anteriore, si affumica, si lascia raffreddare e si effettua il disegno.
Inizia cosi la fase delle varie morsure, che può essere fatta a più riprese, immergendo la lastra in acido che la corroderà solo dove non protetta. Una volta completata la lastra si lava con diluente, alcol o acquaragia. La stampa avviene al torchio calcografico, su carta appositamente inumidita. Passando l inchiostro sulla lastra, per favorire la penetrazione della tinta nei solchi, viene poi ripulita con la tarlatana e carta di giornale prima di effettuare la stampa. La lastra cederà sulla carta soltanto l’inchiostro contenuto nelle parti incise. La lastra può venire ritoccata, anche più volte a puntasecca o con ulteriori morsure, dopo una o più prove di stato, fino a raggiungere gli effetti desiderati.
Acquatinta: è una tecnica di incisione indiretta, che consiste nell’arricchire una matrice di toni chiaroscurali. È complementare dell’acquaforte.
Si cosparge la lastra di bitume, si scalda leggermente in modo che aderisca per fusione facendo in modo che al momento dell’acidatura vengano corrosi solamente gli spazi tra i granelli di polvere producendo una superficie ruvida che tratterrà l’inchiostro a seconda del tipo di morsura che è stata fatta. Ottenuta la granitura si disegnerà in negativo. Le parti che si vogliono bianche verranno ricoperte di vernice. Le prove a stampa e la tiratura definitiva ottenute durante queste lavorazioni sono definite stati.
Puntasecca: è una tecnica incisoria di stampa in cavo. La matrice viene incisa direttamente con una punta metallica dura e acuminata.
La punta, scalfendo il metallo, crea un solco sui bordi del quale rialza dei filamenti metallici, detti barbe, che trattengono ulteriormente l’inchiostro. Uno degli aspetti più caratteristici della puntasecca è proprio la natura inconfondibile del suo segno, sia per la presenza delle barbe e l’alone nerastro e soffuso nelle prime tirature, sia per l’andamento del tratto, spesso irregolare nella grandezza e nella direzione.
Poiché la pressione del torchio di stampa distrugge rapidamente le barbe ed il relativo effetto, la puntasecca è adatta solo per tirature limitate.
Ceramolle: Per creare la matrice la lastra viene preparata con una cera che non indurisce per l’aggiunta di sego. La cera viene applicata a caldo con un tampone, ponendo la lastra su una piastra elettrica. Dopo aver tirato la cera con un rullo di caucciù la lastra viene tolta e affumicata, per fissare la vernice e per rendere meglio visibili i segni da imprimere. Viene quindi tracciato un disegno su un foglio di carta velina appoggiato sopra la lastra verniciata con il lato opaco rivolto verso la cera. Io personalmente utilizzo soprattutto foglie e fili d’erba. Tolto il foglio sulla lastra è rimasta la traccia del disegno eseguito priva di vernice. La lastra viene quindi immersa nell’acido che intacca soltanto le parti in cui la vernice è stata asportata. L’immersione avviene mantenendo in movimento la bacinella oppure passando un apposito pennello con delicatezza sulla matrice, perché non si formino bolle di gas nei solchi e la corrosione sia perfetta. A questo punto la matrice è pronta e dopo la pulizia si può procedere alla sua inchiostrazione e quindi alla stampa.